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#21: Quegli occhi [1987] Confessions
L'anno è (ancora) il 1987...!

Le cose cominciano a scaldarsi quando faccio una passeggiata di un minuto per raggiungere il benzinaio che sta all'angolo sud-ovest tra Austin e Addison avenue, per fare una telefonata dalla cabina telefonica che sta fuori (questo benzinaio è in qualche modo conosciuto per essere stato svaligiato da una famosa stella del basket collegiale, qualcuno che, quando ero bambino, avevo visto giocare una volta)...questa è l'opzione cabina telefonica numero ..1 perché è un po' più fuori mano (dell'opzione cabina telefonica numero 2), ed è all'ombra dopo le 12:00, il che la rende perfetta per le conversazioni più lunghe...sono circa le 2:00 del pomeriggio quando digito il suo numero, quello di una ragazza che si chiama Chris (un nome che suona maschile alle mie orecchie)...tira su la cornetta, e abbiamo una di quelle conversazioni a scatti che hai quando ti piace qualcuno, e non sai perché, e non riesci a pensare a molto da dire visto che non la conosci per niente...mi dice che è cresciuta in un piccolo paese dell'Indiana che è proprio al di là del confine con l'Illinois, e che sta frequentando la scuola in un Istituto D'Arte, il che, in qualche modo, mi colpisce perché bisogna avere un certo talento per riuscire ad entrarci...parliamo un po' di arte, della mia frustrazione con la musica, e del fatto che non c'è nessuna scuola dove puoi andare ad imparare come diventare una rock star...mi chiede perché non vado all'università, e le racconto la solita storia di come ci sarei potuto andare se solo avessi voluto, invece sono balzato completamente nella musica allo stato puro, una scelta che con l'andare del tempo non si è rivelata così fruttuosa...dopo un'ora circa di telefonata, arriviamo alla conclusione di incontrarci, e mi invita al suo appartamento tra pochi giorni per un pranzo... le chiedo a che ora, le rispondo che sarò puntuale, e la ringrazio del tempo che mi ha concesso per parlare...mentre riaggancio il telefono, mi spunta un sorriso a trentadue denti da un orecchio all'altro...

Ho quasi finito il mio 'disco', che non è niente meno che una collezione di canzoni sulle quali ho lavorato per nessuno...con nessuno intendo che non c'è veramente nessuno a cui darle una volta che saranno finite, e mi chiedo per 'chi' le sto facendo...da una lato, sono eccitato all'idea di fare una cosa che ha così tanto significato per me, connettermi più profondamente con me stesso attraverso la canzone ed esplorare nuovi modi di produrre il mio suono...dall'altro lato, sono veramente scoraggiato perché non c'è nessuno così interessato a quello che sto facendo...mi sono completamente disconnesso dalla scena gotica indipendente dei miei vecchi amici, vivo là fuori su un'isola con il mio folle padre, non ho contatti con nessuno dell'ambiente musicale, e ho perso pure contatto con Lenny e il suo amico, il chitarrista che suonava nel gruppo con lui...e la persona alla quale guardo di più sulla faccia della terra, sia come idolo nella vita reale che come gigante musicale ai miei occhi, mio padre, non è minimamente interessato alla musica che sto facendo...

Prendo lo stesso bus che uso per andare al negozio di dischi, con la linea di Austin nord, verso Foster, e poi quello est verso l'appartamento di lei...ho rinunciato ai miei assurdi capelli gotici alla Robert Smith, e me li sto facendo crescere un po'...parte della ragione per la quale ho smorzato il mio aspetto è perché prendo sempre il bus, e apparire anonimo è un modo più facile di andarsene in giro per la città (meno inconvenienti)...la giornata è calda e polverosa, e il viaggio in bus sembra durare all'infinito...trovo il suo appartamento facilmente, è proprio dopo l'angolo principale...suono il citofono, e lei mi dice che scenderà subito a prendermi...ho una scelta in quel momento, la prima volta che mi vedrà così...posso essere naturale o comportarmi da figo...scelgo la porta numero 2, metto gli occhiali da sole, e mi appoggio al freddo muro di marmo...è così che sono nel momento in cui apre la porta (tempo dopo mi ha detto che il primo momento in cui mi ha visto stare lì, un istante che descriveva molto dettagliatamente, è stato il momento in cui ha 'saputo')...

Di solito quando si incontra una persona nuova, c'è una intera danza attraverso la quale devi passare prima di diventare effettivamente una coppia...un rituale che dimostra l'interesse dell'uomo nei confronti della donna...deve provare il suo desiderio, la sua fedeltà, e individualmente come uno spirito solitario deve passare sopra gli altri pretendenti...lei deve provare la sua purezza, desiderabilità, e soprattutto dolcezza...tutto ciò non avviene in ogni caso, alcuni si muovono più velocemente, altri non se ne curano, perché è un gioco come un altro, ma penso che se guardi la cosa da vicino finisce sempre alla stessa maniera..."vuoi me e nessun altro?"...
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Il posto dove vive è soleggiato, piccolo e carino...abita da sola in questo studio-appartamento, il divano fa anche da letto, e ci sono diversi pezzi della sua arte in giro...attaccato alla parete ha uno di quegli stereo economici che i genitori ti danno quando te ne vai lontano a studiare...i suoi capelli stanno iniziando a crescere un po' e sono tinti di biondo platino...il suo viso è piacevolmente rotondo, con degli occhi bellissimi molto grandi e queste piccole labbra che lei si dipinge di rosso fuoco...i suoi genitori sono ungheresi e italiani, il lato italiano le dà il bell'aspetto, il lato Ungherese crea il dramma... per me è semplicemente così bella che non posso nemmeno metterle un dito addosso...mi prepara un panino in cucina mentre sbircio tra i suoi dischi...sono sorpreso perché ha un gusto musicale molto buono, leggermente diverso dal mio (più dance/new wave), ma buon gusto indubbiamente...parliamo per un pochino, e da quel momento in poi non c'è un attimo che non siamo insieme...come due uguali anime perse, semplicemente da sconosciuti arriviamo ad essere compagni, saltando a pie' pari la danza...non ci sono baci, perché non c'è nessuna fretta, visto che adesso siamo assieme...

Durante la mia seconda visita a casa sua, mi porto dietro il 'disco' sul quale sto lavorando...l'intera durata si attesta attorno ai 40 minuti, e ci sediamo vicini sul suo divano mentre lo ascoltiamo...non so cosa mi aspetto che dica quando sarà finito, ma sono molto sorpreso da quello che dice...mi spiega che è molto impressionata, essendo molto specifica su quali aspetti delle canzoni l'attraggono, accentuando gli aspetti positivi e sminuendo quello che manca musicalmente perché non c'è un gruppo che mi fa da sottofondo...ho registrato tutte le canzoni da solo con sintetizzatori, sovraincidendo le chitarre e il basso, e sono abbastanza sicuro che la gente non 'colga' quello che sto cercando di fare, e si focalizzi su quello che non c'è al posto di ascoltare quello che è...lei è la prima persona a dirmi di avere un futuro reale nella musica, che crede veramente io possa avere successo...queste sole parole, nella tranquillità della sua stanza e con la grazia del suo cuore, cambiano la mia vita per sempre...
è come se qualcuno avesse finalmente trovato la chiave giusta per aprire il lucchetto del mio cuore...

   
Traduzione a cura di irs - Correzione, adattamento e revisione a cura di BillyCorgan.it.    
Confession #20 Indice
Confessions
Confession #22
   

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