Home  
  News  
  Speciali  
  Aggiornamenti  
  Tour  
     
  Music  
  The Smashing Pumpkins  
  Billy Corgan  
  Zwan  
  Side-projects  
  Related Artists  
     
  Words  
  Poesia  
  GATMOG  
  Testi & Traduzioni  
  Confessions  
     
  Media  
  Foto  
  Audio  
  Video  
  Links  
     
  Community  
  Forum  
  Chat  
  Podcast  
  Storia BCIT  
  Contacts  
     

BCIT in your language:
#06: Eddy Street [1986] Confessions
L a strada del ritorno a casa non fu così memorabile come la strada che presi per andarmene...non so neanche cosa sono tornato a fare...senza rendermene conto ho abbandonato la parte migliore di me, cedendo alla voce che schiavizza...

Con mio grande sollievo, mio padre mi saluta sull'uscio con un gran sorriso e dice "Sapevo che saresti tornato" (che è il suo modo di dire che non avrei dovuto seccarli con la mia partenza)...la macchina è parcheggiata lungo la via mentre scarico la mia roba (vestiti sporchi, una chitarra, un amplificatore, gioielli, le mie cassette e il registratore a 4 piste) salgo le scale sul retro su per i tre scalini verso la mia vecchia stanza...la stanza assomiglia di più a un ripostiglio (posta lontano della cucina, non ci puoi stare dritto in piedi, ma ti devi chinare) a malapena riesce a contenere un letto di normali dimensioni, che si regge senza telaio (fatto da poco) sul pavimento...mio padre è scioccato dal mio aspetto, perché quando ero partito avevo i capelli marroni, lunghi, morbidi, leggermente ricci, pesavo 187 libbre [84 kg, ndr] ed ero ancora una persona essenzialmente riservata (i più direbbero timido)...adesso assomiglio a una specie di zingaro gotico venuto per roccheggiare...167 libbre [75 kg, ndr] di peso, con capelli neri da ratto, sopracciglia rasate, un temperamento apparentemente nervoso e ostile, avevo deciso che chiunque mi stesse guardando avrebbe dovuto dire, da che parte stai?

Come farò ripetutamente nel corso della mia vita, avevo deciso di voltare le spalle a tutto ciò che avevo fatto prima...decido che avrei smesso con la fragorosa musica rock, e mi sarei invece concentrato di più sulla scrittura di canzoni...che nella mia strana e ingannevole mente significa gettare via il mio pedale chiassoso e distorcente (e lo feci), vendere i miei dischi heavy metal (che in seguito ricomprerò tutti) e non preoccuparsi neanche di avere una band...dato che suonare la chitarra è quello che faccio meglio, è stabilito che abbandonerò il mio stile flesciato e aggressivo e imparerò come suonare "vera" musica...ai miei occhi, le mie più grandi debolezze sono le mie canzoni e la mia voce, e sono queste che ritengo responsabili della mancanza di successo (fino ad allora), per la fine della mia defunta band e per come sono dovuto finire ancora qua...

Una volta ri-sistematomi mio padre mi informa che, visto che ora sono un "adulto" (termine incriminatorio e di cattivo presagio nella mia famiglia), devo pagare l'affitto...senza parlarne stabilisce la quota da pagare a 150$ al mese, che è la metà dell'affitto che paga per la casa (le spese le paga ancora lui)...nessun accenno è mai stato fatto riguardo ai 250$ dollari (né riguardo la mia ormai ex macchina) che mi ha strappato via, e dato che ora non sono per niente nella posizione di poter aprire questa discussione con lui, non ne faccio parola...il fatto che ora pago l'affitto non cambia però la premessa di base, che questa è la sua casa, con le sue leggi, la sua instabilità...la casa di mio padre è situata in un sobborgo italo-polacco del nord-est di Chicago, un ex garage per la manutenzione di un'impresa che è stato crudelmente convertito in una baracca a due stanze...è letteralmente un posto di merda, ed è pieno di topi e pezzi di macchine...i muri cadono a pezzi, e mostrano i segni di un tentativo di buona volontà di "sistemarli"...inizialmente, la casa doveva essere il "suo studio" (lui è un musicista e meccanico)...quello che era il soggiorno è ora un'isolata camera di controllo, e un pezzo di vetro da studio la separa dall'atrio (la camera di registrazione), che delimita la camera di mio padre, la stanza più lontana dalla strada...la cucina è stata tappezzata con dei fogli da musica beige, un costante promemoria di ciò che dovrebbe essere, uno scherzo di cattivo gusto...come molti progetti nella sua vita, la casa porta i segni dell'urgente energia delle buone idee che non vengono mai portate fino in fondo...finché l'intenzione non viene messa a tacere completamente, il sogno continua a trascinarsi in uno strano stato di incompiutezza (fili di ferro che vengono fuori dal soffitto, pezzi di cemento fresco buttati addosso un buco nel muro, ecc.)...mio padre ormai non usa mai lo studio che si è costruito, il che mi rende molto triste...il peggio inoltre è che non mi è mai stato permesso usarlo per poter registrare le mie canzoni (non è mai stato dato nessun motivo - una volta sono stato invitato, quando avevo 16 anni, a suonare un mega e incasinato assolo blues in una delle canzoni di mio padre)...viviamo giusto di fianco alla casa della sua ragazza, l'amante divenuta poi eterna fidanzata, vive nella casa dei suoi, che sua madre le ha lasciato in eredità assieme alle 2 sorelle...mio padre ha vissuto con lei nello scantinato per anni, ma si è trasferito nella sua casa perché non poteva "sopportarla più"...ma mio padre spende ancora lì con lei metà del suo tempo...la casa è aperta a me (generalmente parlando), ma non è affatto una politica della porta aperta (anche se sono stato lì per molto tempo quando ero più piccolo)...sono uno di famiglia, ma non ho i diritti di un figlio io...la loro relazione è abbastanza solida, ma non particolarmente comprensiva visto che lei non è "mia" madre e neanche la mia matrigna, e mio padre sembra che preferisca tenere le persone della sua vita separate (tattica frequente tra i tossicodipendenti)...a volte sembra quasi che stiamo tutti competendo per attirare la sua attenzione: i sui figli, la sua ragazza, i suoi amici, le sue ex-mogli, il suo cane...quando non è fuori a far casino, mio padre passa gran parte del suo tempo a lavorare fuori dal garage, il che altera i vicini perché fa un sacco di rumore...ma non si fa problemi, perché mio padre ha una 'personalità rock 'n roll' in qualsiasi cosa faccia e il linguaggio del suo corpo dice costantemente "tanto non me ne frega un cazzo"...

  06
   

È fluttuando qui, nel mondo di mio padre, perduto tra l'infanzia e l'essere un vero adulto, che arrivo ad alcune decisioni cruciali...mi convinco che, sempre se riuscirò mai a realizzarmi come artista, dovrò prenderla sul serio...e anche se lo detesto, dovrò riuscire a trovare un modo per fare un po' di soldi...inizio ad accettare strani lavori nel vicinato, tagliando l'erba e dipingendo porticati...ho persino provato ad aiutare un po' mio padre in garage, ma odio quel posto, e lui mi guardava dall'alto dicendo che non poteva credere a quanto pigro fosse suo figlio...lavoro in un negozio di libri in un college, dove cercano aiuto extra nel vendere libri quando le scuole riaprono...per uno che è stato uno studente modello per tutta la vita è molto umiliante essere dall'altra parte del bancone, sapendo bene che avendo abbandonato la scuola e rifiutato le borse di studio per iscrivermi all'università, mi sono allontanato da quella che sicuramente sarebbe stata una vita ben istruita e sicura (ero stato persino immatricolato dall'università del Michigan per scienze politiche!)...avrei voluto specializzarmi in storia, o anche in psicologia, ma tutto ciò mi sembra così lontano, così come sono, assomigliante a un emarginato degno dei Munsters [ndt: telefilm copia della Famiglia Addams] che distribuisce libri di chimica a diciottenni...il proprietario del negozio è un signore anziano, e possiede l'attività da qualcosa come 40 anni...all'inizio mi guardava con sospetto, chiedendosi se non avesse fatto un errore nell'avermi assunto...ha da poco avuto un infarto, e così cammina zoppicando leggermente, con gli occhi rivolti verso l'alto costantemente sopra gli occhiali...per fortuna mi ha tenuto, e ultimamente mi ringrazia molto per essere un così bravo ragazzo e lavoratore, non abbiamo assolutamente niente in comune, per cui nei momenti di fiacca, cercavamo di trovare qualche argomento di cui poter parlare, come il tempo, o qualche notizia apparsa sul giornale...già per quanto modesto potrebbe apparire, apprezzo davvero quest'uomo, perché non mi giudica e perché mi ha accolto nel suo piccolo mondo...è una piccola iniezione di fiducia di cui necessitavo veramente, e inoltre mi aiuta davvero in famiglia visto che riesco a pagare la mia parte di affitto...

Questo periodo è uno di quelle poche volte nella mia vita in cui tutto è davvero, davvero tranquillo...prendo con tranquillità tutto quello che faccio, anche perché non so proprio cosa fare...sto molto in camera mia, ad ascoltare i dischi rovinati che trovo in qualche negozio delle pulci, facendo demo che so che nessuno mai ascolterà...mi approccio alla musica da un punto di vista completamente opposto rispetto a prima, cercando di capire come i grandi autori giungano alle loro decisioni...perché scelgono un accordo piuttosto che un altro?...inizio a intravedere le strutture, e inizio a vedere lo scrivere canzoni come una specie di architettura...cerco i significati nascosti nei testi, e inizio a capire che i miei artisti preferiti parlano attraverso una specie di codice...escludo dall'ascolto i suoni più fragorosi della batteria, osservando in disparte come il bassista e il batterista eseguono una danza segreta al di sotto della musica...la bellezza della musica si dischiude come un suono che posso vedere, e imparo lentamente che posso scrivere ciò che decido qualsiasi cosa scelga...ci sono così tanti bit e pezzi, così tante decisioni, e ogni direzione crea uno scenario di possibilità e problemi completamente nuovo...e come qualcuno che sta cercando di imparare a camminare di nuovo, tentenno un po', immergendomi tra le mie sensazioni più basilari finchè non trovo gli indizi di un mio proprio linguaggio...non mi fido delle mie intuizioni, e le combatto ogni volta...non voglio che le canzoni assomiglino a me, ma ogni tentativo di suonare come qualsiasi altro fallisce miseramente...non permetterò a me stesso di suonare alla "vecchia" maniera (che è davvero, davvero rumorosa!), allora devo creare la violenza che cerco nei cambi di accordi, non nella forza bruta...mi sento incredibilmente misero, perché non riesco (o non suono) come vorrei...e così accade che sepolto da tutte queste idee che sto registrando, che richiamano i Cure, o i Sisters of Mercy, o i Pink Floyd, o chicchessia, si sta nascondendo ME stesso...


   
Traduzione a cura di _dan - Correzione, adattamento e revisione a cura di BillyCorgan.it.    
Confession #05 Indice
Confessions
Confession #07
   

La versione originale è di proprietà di Billy Corgan non è pubblicabile. Vietato riprodurre senza autorizzazione (P)BCIT (C)Billy Corgan.

BCIT 3.2 Codice, grafica & contenuti ©2001-11 BillyCorgan.it - Ottimizzato IE/FF/CHR/SAF 1280x800 - Staff & Contacts: info@billycorgan.it