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#07: Marked Time [1986] Confessions
I Marked erano in anticipo sui tempi, per via di alcune innovazioni...
Sebbene piuttosto fallimentari e goffi nei nostri tentativi, facevamo del nostro meglio per amalgamare le chitarre chiassose agli anni '80 inglesi in un rock alternativo un po' più aggressivo di quello che era popolare all'epoca...la nostra miscela di anni '60 nutriti con psichedelia non era troppo originale di per sé (con pratici testi "un po' vaghi"), ma era suonata con una frenesia così intensa, che queste basi comuni erano divenute quasi un'esperienza mistica...come capita spesso in situazioni del genere, le giovani band prendevano quello che "pensavano" di sentire, e suonavano la loro musica in un modo così aggressivo che la trasformavano in qualcosa di nuovo...noi avevamo preso le nostre influenze più evidenti (Love and Rockets, Siouxsie and the Banshees, Cure, Joy Division/New Order) e le avevamo mescolate con le più recenti infatuazioni giovanili (Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple, AC/DC) in un modo che era peculiarmente e prepotentemente americano...avevamo qualcosa, seppure piccolo: ma era sempre il 1986, 5 anni prima che il grunge spalancasse le porte al "buon vecchio rock'n'roll"...

I Marked non furono soltanto la mia prima vera band (malgrado soltanto per 9 interessantissimi mesi), ma anche il mio mondo sociale...Ron, il batterista, era il mio migliore amico, e la rottura della band ha significato prevalentemente perdere lui e il suo mondo [ndt: la Florida]...vivere così lontano, con mio padre, nella zona ovest, lontano dal lago, mi isolava (i ragazzi "cool" vivevano generalmente vicino ai club, nei dintorni del lago)...inoltre, tornare a Chicago, non voleva soltanto dire dover miseramente ricominciare da zero con la musica, ma anche mettersi a cercare gente nuova da incontrare, e nuovi posti dove andare...

Prima di trasferirmi in Florida, il luogo in cui si poteva vedere musica dal vivo era il Cabaret Metro...il proprietario, Joe Shanahan aveva trasformato la rimessa per barche che c'era prima nel miglior locale della città dove poter vedere le nuove band alternative (molto prima di internet il miglior modo per incontrare gente (strana) che assomigliava a te e la pensava come te (follemente) era a questi concerti)...l'anno prima, il 1985, ebbi l'opportunità di vedere il primissimo tour dei Jesus and Mary Chain...il Metro era terribilmente affollato, perché i Mary Chain avevano fatto parlare molto di sé col loro disco "Psychocandy", che oggi è una pietra miliare...immaginando che ci sarebbe stata una folla enorme, arrivai in largo anticipo, in modo da potermi accaparrare un buon posto e vedere la band da vicino...poco prima che entrassero in scena, notai una ragazzina proprio dietro la mia spalla sinistra, che non poteva vedere il palco a causa della mia altezza...mi girai verso di lei e dissi "se vuoi puoi metterti davanti a me, così riesci a vedere meglio"...lei mi guardò sorpresa, sorrise e rispose timidamente "grazie mille", e passò davanti a me, in mezzo alla gente accalcata. Era bella, slanciata, con un incredibile viso, sembrava un'attrice di un film anni '20, con lunghi capelli ondeggiati, e sembrava piccola...fissai questa sconosciuta per tutto il concerto (per tutti i 35 minuti della sua durata!), e fu triste vederla andar via quando fu finito, perché non avevo mai visto qualcuno che le assomigliasse anche vagamente...sempre nello stesso periodo (sempre al Metro, sempre nel 1985) vidi un gruppo punk chiamato "Product 19", in un concerto da 3$, che suonava con altri gruppi...ero seduto sul balconcino e guardavo il loro impressionante leader, che eseguiva un'incredibile, appassionata performance davvero insolita per la sua età, e molto al di sopra della grezza mentalità della giovane folla...comprai la loro cassetta dopo lo spettacolo, perché quella sera ero convinto che quel cantante (e il gruppo) sarebbero andati da qualche parte...senza saperlo, il semplice gesto nei confronti di quella ragazza, e il mio casuale interesse per uno sconosciuto gruppo locale, avrebbero cambiato la mia vita per sempre...

Siccome Chicago è una città di bar e club situati uno accanto all'altro (e la competizione tra loro è feroce), i proprietari tendono ad essere molto rigidi con i bevitori minorenni...questo limitò prepotentemente il mio giro di conoscenze, perché quasi ovunque questa soglia di età era di 21 anni, e c'erano veramente pochi posti aperti a tutti...al di fuori delle sporadiche aperture ai minorenni del Metro, l'unico altro posto in città era il Medusas...dato che era la mia scelta "obbligata", andavo lì per vedere se riuscivo a trovare qualche vecchio amico e con la speranza di trovarne di nuovi...incontrai una ragazza di nome Helen, che era una parrucchiera ed aveva qualche anno più di me...Helen, come me, era cresciuta nella periferia (ancora viveva con i suoi), e passava in città solo nei fine settimana per uscire un po'...diventammo amici, e poiché non c'era del tenero tra noi, mi sentivo a mio agio ad andare in giro insieme a lei e parlavamo sempre al telefono (e comunque, i tipi alternativi erano così rari, che era normale che tu potessi essere l'unica persona nella tua città che aveva un bizzarro taglio di capelli)...Helen divenne la mia compagna di telefonate notturne, aveva un'anima così loquace e ironica, che ogni volta che le stavo vicino, mi faceva stare meglio con me stesso...Helen parlava molto del suo ragazzo, che faceva il turno di notte e non riusciva mai a farsi vivo...come lei, anche lui viveva in periferia, e tramite Helen arrivai a sapere tutto riguardo questo tizio, senza averlo mai incontrato realmente...il suo nome era Lenny, e a quanto pare era un musicista, un goth come lei...le dissi che mi sarebbe piaciuto conoscere questo "Lenny", quindi c'era un piccolo legame con lui prima che in effetti riuscissimo finalmente ad incontrarci.

  07
   

La prima cosa che mi colpì di Lenny fu come sembrasse giovane e vecchio allo stesso tempo...aveva una di quelle facce grezze, affascinanti, e sembrava provenire da una qualche tribù di guerrieri dimenticate da tempo...la seconda cosa a cui feci caso di Lenny, fu che era il cantante del gruppo punk Product 19! Quando l'avevo visto l'ultima volta (mentre suonava), aveva i capelli a spazzola ed era vestito come un operaio fannullone...ma adesso i suoi capelli erano lunghi, tinti di nero, e indossava il classico trench di pelle nera...mi misi subito a declamare quanto grande fosse la sua band, e come avessi visto lo spettacolo l'anno prima e di come fossi stato così colpito da comprare la cassetta...Lenny ridendo mi disse che apprezzava molto quello che dicevo, ma che il gruppo si era sciolto...non faceva più quel genere di cose (ovvero punk), e ora era in un nuovo gruppo più gotico...disse che aveva fatto da poco qualche concerto con un paio di altri ragazzi della zona, ma che uno di loro già aveva abbandonato la cosa, o forse era immischiato in qualcosa di losco...propose che magari avremmo potuto metterci insieme e lavorare su un po' di roba...il fatto che ammirassi già Lenny come artista, rese l'offerta particolarmente allettante...e poi, lui sembrava davvero un grande...

Ebbi così l'opportunità di conoscere Lenny per un po' come amico, prima ancora di suonare insieme...era un bravo ragazzo, che viveva con sua madre, ed era uno di quelli che stavano ancora a casa perché volevano dare una mano, al contrario di quei perdenti che non riuscivano ad andarci d'accordo (come me)...Lenny aveva un vero lavoro, guadagnava quella che mi sembrava una fortuna, guidava una BMW e sembrava quasi un adulto (anche se aveva solo qualche anno più di me)...viveva dio solo sa dove, e per arrivare a casa sua dovevo cercare di farmi prestare l'auto da qualcuno per un'intera giornata da quanto era lontano...a volte era così gentile da venirmi a prendere a casa di mio padre, portarmi a casa sua, e riportarmi indietro il giorno dopo...cominciammo a fare demo con il registratore a 4 piste di Lenny, che era un modello molto migliore del mio...Lenny suonava il basso, così l'idea generale era: scriviamo una nuova canzone insieme, e lui faceva la sua parte, io avrei fatto la mia (a questo punto piccolissima, strimpellare qualcosa), uno di noi poteva cantare le canzoni (probabilmente quello che aveva scritto i testi)...era divertente lavorare così, ed ogni volta che stavamo insieme, riuscivamo facilmente ad arrivare ad una nuova idea, a volte anche a due...non c'erano tensione o disaccordo, perché volevamo la stessa cosa, ovvero suonare come un miscuglio delle nostre cose preferite: Gene Loves Jezebel, The Mission, Cocteau Twins, oltre ai soliti Cure, Siouxsie, Bauhaus...non c'era un piano generale né l'idea di conquistare il mondo, non pensavamo nemmeno di avere una band...semplicemente ci divertivamo, facendo una musica che era vicina ai nostri cuori. Ero incoraggiato dal fatto che le canzoni erano senz'altro un passo avanti rispetto al materiale dei Marked, e qualcuna delle mie canzoni mi stava dando soddisfazioni...stavo lentamente capendo di poter scrivere una buona canzone, se mi ci mettevo d'impegno....

Un giorno Lenny tirò fuori il nome dell'altro ragazzo con cui aveva suonato, non dei Product 19, ma dell'altro gruppo che non aveva mai avuto un nome...mi chiese se c'era qualche problema a chiamarlo, magari si sarebbe potuto unire alla nostra attività creativa e nella registrazione delle demo...pare che il suo amico facesse già parte di un altro gruppo, ma dato che i membri dell'altro gruppo erano al college, stava cercando qualcosa da fare...il ragazzo che alla fine conobbi, era magrolino e femmineo, con un taglio di capelli vagamente new wave (facilmente ridefinibile in uno da bravo studente di college). Viveva a casa con i suoi (non se n'era mai andato), e andava a scuola...aveva una bella e nuova telecaster, molto migliore della mia vecchia mustang...qualsiasi cosa di questo ragazzo diceva che era un cocco di mamma (era troppo pulito!), ma era abbastanza simpatico. Unimmo i nostri tre cervelli e registrammo una canzone che avevo elaborato al momento, un plagio dei New Order chiamato "Now that I feel this way" (aveva 2 accordi e 2 partiture)...l'amico di Lenny iniziò subito a suonare della roba che andava alla perfezione con la mia chitarra, cosa che mi sorprese perché è come se parlasse un linguaggio complementare al mio, ci troviamo immediatamente...e laddove io e Lenny, nelle nostre precedenti canzoni, eravamo riusciti soltanto ad emulare sorrisi imitativi, questo ragazzo portava energia nella stanza, e mi folgorò istantaneamente, rendendo la mia idea di sound molto più originale, e molto più invitante...era grandioso...questo ci elettrizzò in una maniera difficile da descrivere, considerando che eravamo in una normalissima camera da letto, in una normalissima casa di periferia, in una più che quieta sera come tutte le altre (dio solo sa dove), ma era così scintillante che decidemmo che noi tre dovevamo formare un gruppo e scrivere qualcosa insieme il prima possibile...


   
   

Tornato a casa, la vita era il solito caos...i problemi di droga di mio padre erano intrecciati nel tessuto della nostra vita al punto che era come stare accanto al motore ruggente di un 747 e far finta di non sentire il rumore...a volte ci ho scherzato su (fumava tantissimo, qualcosa come 8-10 canne al giorno), ma non si doveva chiedere, né vedere, né dire nulla...mi occupavo di tutto ciò da così tanto tempo – gli specchietti per cocaina, i compagni di droga, le chiamate nel cuore della notte, le scomparse improvvise, il solito ritornello del "non ci sono soldi", le porte chiuse a chiave, che non ci pensavo nemmeno più...era così allo stesso modo in cui il cielo è blu...vivevamo insieme, ma i nostri rapporti erano come quelli di due scapoli, piuttosto che quelli di padre-figlio...lui si faceva i fatti suoi, io i miei...parlavamo di questo e di quello, e a volte la conversazione virava verso le zone tabù del nostro passato: la mia matrigna, mio fratello disabile, mia madre, il suo comportamento...mio padre ascoltava, ma di solito mi interrompeva con un soliloquio su come non fosse importante quello che avevo passato io, lui ne aveva passate di peggio e i suoi problemi erano più grandi dei miei...i soldi erano un grande problema per me, e finché avevo poche risorse dovevo chiedere a mio padre cosa potevo fare...e mi diceva che forse avrei dovuto tagliarmi i capelli e cercarmi un vero lavoro (cosa che lui non aveva mai realmente fatto)...riportò a galla lo spettro dell'eredità che mi aveva lasciato mia nonna quando morì di cancro (avevo 17 anni, lei mi aveva lasciato 1/3 della sua casa in un fondo fiduciario)...mio padre accennò al fatto che erano passati più di due anni da quando era morta (ora ero un adulto dal punto di vista legale), forse avevo delle tasse da pagare, e avrei dovuto discutere la faccenda con mia zia e suo fratello, mio zio, che avevano gli altri 2/3, per vedere se dovevo loro dei soldi per le tasse...disse cose del tipo che se trascuravo troppo la cosa, lei mi avrebbe privato della mia percentuale, e avrei avuto dei grossi problemi (mia zia ed io avevamo avuto dei disaccordi sul mio atteggiamento)...chiamai mia zia immediatamente...era una donna imponente, pesava circa 300 libbre [135 kg, ndr], che tutti chiamavano "Butch" ["Maschile", ndr]...le spiegai le mie paure chiedendo cautamente se avevo delle responsabilità riguardo alla proprietà di cui avrei dovuto essere a conoscenza, e anche se poteva mandarmi una copia del testamento...senza un attimo di esitazione, esplose definendomi un "pigro bastardo come tuo padre" e bisbigliando "ho sempre saputo che eri un delinquente!" (non mi aveva mai parlato così prima, mai)...da quando mia nonna era morta, il suo appartamento al primo piano era rimasto sfitto, poiché ero al verde, chiesi a mia zia se potevo stare lì, ma mi rispose che non era possibile (anche se ero proprietario della casa tanto quanto lei). Le ho chiesto persino se potevo emettere un prestito in cambio della mia percentuale della casa, cosa a cui lei si è prepotentemente opposta).così adesso, nell'agitazione del momento, tutti quegli argomenti che erano rimasti latenti per un po' di tempo, tornarono prepotentemente alla ribalta...lei inveì contro di me come un marinaio ubriaco, e mi disse che finché avrebbe potuto, non mi avrebbe mai più permesso di metter piede nella casa di mia nonna, che non avevo nessun tipo di diritto per quell'appartamento, e che se volevo anche un singolo penny dell'eredità avrei dovuto farle causa!! (uno scenario da incubo)...da qui in poi, ogni tipo di relazione con mia zia e mio zio, che erano stati parte della mia vita fin dalla mia nascita, collassarono, a causa dei soldi, e fino a oggi, dopo più di 18 anni, non ho più parlato con nessuno dei due, non so nemmeno se siano ancora vivi...

Come al solito le ragazze entravano e uscivano dalla mia vita, spesso senza direzione o intenti...la mia ex faceva ancora parte del quadretto, sebbene fosse piuttosto arrabbiata (ai tempi aveva fatto il viaggio in Florida, durando solo due settimane - vi racconterò di più in un altro momento). A volte perdevo tempo con una mia amica delle superiori, con cui non avevo avuto nessun tipo di contatto fisico durante la scuola, ma a volte ci vedevamo per allontanare la solitudine (il fatto che facessimo certe cose mi rattristava, ma c'era un patto implicito di non giudicarci per questo, e di non dirlo a nessuno...
Avrei potuto cercare una ragazza con cui ero già uscito, ma lei si era già rimessa con il suo vecchio ragazzo...così non avevo una ragazza, solo qualche sporadica relazione di attrazione e distrazione che non portava da nessuna parte...non era strano che uscissi con la mia ex per vedere qualche concerto...da tempo non eravamo più "ufficialmente" una coppia, ma ancora c'era della tensione dovuta al "lo faremo, non lo faremo", e alla questione sul chi andasse a letto con lei di cui non ero a conoscenza...ci demmo appuntamento e ci vestimmo per bene per andare al Metro a vedere Peter Murphy, l'ex cantante dei Bauhaus..dopo lo spettacolo, mentre stavo scendendo le scale, una ragazza con i capelli ossigenati con un taglio a spazzola, si precipitò verso di me e mi mise un pezzo di carta in mano...non la riconobbi subito, ma risultò essere la splendida ragazza anni '20 che avevo fissato per tutto il concerto dei Jesus and Mary Chain (si era tagliata via tutti i capelli). Dato che ero con la mia ex ragazza, e le regole ancora valevano, non sapevo esattamente come comportarmi, ma la salutai e seguii la folla...il suo numero restò nella mia tasca per i giorni successivi, ma non sapevo se avrei dovuto chiamarla...qualche giorno dopo, mi imbattei casualmente in questa stessa ragazza, ad una festa, che se ne stava andando mentre io stavo arrivando...quando la vidi ci fermammo un po' impacciati, dicendoci frasi come "hey, come va?...oh, ma dove stai andando?" "oh.. me ne sto andando con i miei amici, ah, ciao". Lo presi come un segno del destino, e decisi che la prima cosa che avrei fatto l'indomani sarebbe stata chiamarla...


   
Traduzione a cura di Yelena Cruel - Correzione, adattamento e revisione a cura di BillyCorgan.it.    
Confession #06 Indice
Confessions
Confession #08
   

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