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#04: Fuori mano ad Outpost Canyon [1997] Confessions
P rendemmo in affitto una casa sulle colline di Hollywood ad Outpost Canyon, una hacienda di stile spagnolo con una bella piscina, da qui si dominava l'intera città con un fascino mozzafiato...l'idea era che noi vivessimo sotto lo stesso tetto trascorrendo insieme grandi momenti (per entrare più in sintonia, forse), e fare un grande album...ma già c'erano problemi, James si rifiutava di vivere in quella casa...qui c'eravamo io, la mia ragazza, D'arcy, Gooch (il nostro fidato tour manager), Matt e Bjorn...pregai James di rimanere con noi, mi sarei sentito molto offeso se non fosse rimasto...per me quello era il segno della sua continua slealtà (e distanziamento)...per non parlare del fatto che questa cosa non era venuta fuori prima che arrivassimo a L.A. [Los Angeles]...voleva stare in albergo, e aveva dato una serie di scuse sul perché non potesse o volesse rimanere con noi...D'arcy, come al solito, prese le sue difese, dicendo che non le importava quale fosse la spesa aggiuntiva, che le interessava solo che la cosa mettesse James a suo agio...D'arcy in questo momento delle music sessions dell'album era praticamente inesistente in confronto alle demo originali...non era colpa di nessuno, come se la mia sfiducia verso di lei nello studio si unisse alla sua evidente caduta nella pazzia e/o droga (scegliete voi)...James assunse un atteggiamento del tipo "chiamami se hai bisogno" nelle registrazioni, il suo abituale scappare via (dal gruppo) per starsene lontano da noi favorì l'impressione che avevo già sul fatto che non avessi proprio bisogno di lui...Kerry, il marito di D'arcy, andava e veniva dalla casa, ma c'era decisamente qualcosa tra di loro che (visto dall'esterno) non sembrava felicità...

Stavamo registrando al Sunset Sound, un famoso studio su Sunset Boulevard dove i Doors registrarono il loro primo album (cosa che ebbe grande influsso su di me, e lo presi come buon segno)...la stanza in cui stavamo ogni giorno era la stessa in cui i Van Halen fecero le loro prime tre registrazioni (altro buon segno)...a quel punto ero io il produttore, quindi eravamo io, Bjorn al pro-tools, e l'ingegnere da L.A., Howard, che badava alla tastiera etc...Howard, sebbene fosse un po' conservatore (non gli piacevano i Led Zeppelin!!!), si rivelò essere un buon collaboratore ed un amico alla fine, dunque lui e Bjorn formavano una specie di gruppo di sostegno morale...(loro credevano in quello che stavo facendo) e mi incoraggiarono molto nei mesi successivi)...la band si mise a lavorare su una canzone che infine si chiamerà "once upon a time"...la band era sistemata a cerchio (così lavoravamo), con me di fronte alla batteria poco più in là, guardavo Matt...volevo che lui fosse Jimmy per portare questa canzone ad un livello più alto...cosa che è capace di fare anche da solo (ma a modo suo), ma sfortunatamente volevo che lui facesse Jimmy, e suonasse come avrebbe suonato Jimmy...ciò creò una dinamica impossibile...senza essermene reso conto prima o averlo mai ammesso apertamente (nemmeno a me stesso), volevo che Jimmy ritornasse...ma mi ero caparbiamente rinchiuso in un angolino...quando noi (la band) lo licenziammo, proprio a pochi giorni dalla fatale overdose che lo portò al processo (e la morte di Jonathan), avevamo detto tra di noi che sarebbe stata solo una cosa temporanea.. Dissi "lasciamo che si rimetta in sesto per 6 mesi e poi lo potremo accogliere nuovamente"...James e D'arcy furono entrambi d'accordo che questa fosse la soluzione migliore...i programmi non erano mai stati di cacciarlo per SEMPRE...il vero motivo per cui prendemmo questa linea dura in pubblico era che volevamo e avevamo bisogno che Jimmy credesse di non poter tornare...in questo modo, immaginavamo che non si sarebbe limitato a smettere per un po' o che ci dicesse solo quello che volevamo sentirci dire come le volte precedenti (ecco perché le interviste del tipo "mai più" - in pratica mentivamo al mondo intero!)...ritenemmo che si sarebbe ripulito (terapia di riabilitazione), che ci avrebbe richiamato per scusarsi e chiesto di poter tornare nel gruppo, e allora la porta gli si sarebbe spalancata e lo avremmo accolto a braccia aperte...ma purtroppo ciò non avvenne...mentre eravamo in tour senza Jimmy per le date restanti di Mellon Collie, si instaurò un clima di amarezza (come fu per lui, per essere stato abbandonato) e di sicuro non avrebbe mai chiamato (a ripensarci ora, perché avrebbe dovuto?)...lui si tenne in contatto con Gooch per tutto il tempo (a mia insaputa)...se avessi trovato il coraggio di parlargli della bugia/verità sul suo licenziamento (che era più una sospensione) avremmo potuto evitare tutto questo, e lui sarebbe stato lì presente con me in quel momento, parlando di come sistemare quel pezzo etc...mi mancava molto in quel momento, e sentivo di aver bisogno della sua guida per fare questo album, ma il mio orgoglio mi impediva di ammettere che avremmo potuto risolvere molto meglio la situazione (per non parlare del fatto di fargli sapere che nel mio cuore lo avevo perdonato)...Matt aveva fatto un lavoro encomiabile sostituendolo, ed ora, così dal nulla, mi rivolgevo a lui per una cosa di cui non faceva parte (gli avevamo addirittura chiesto se volesse far parte della band, pensando, oramai, che Jimmy non sarebbe più tornato)...tutto quello che aveva fatto Matt era improvvisamente sbagliato ai miei occhi, e come quando qualcuno vuole finirla con qualcosa, ma non ha il coraggio di dire "è finita", resi la situazione così spiacevole per me e lui, che divenne presto una certezza che lui se ne sarebbe andato...fece davvero del suo meglio, ma io avevo già deciso e quindi, dopo solo pochi giorni che eravamo arrivati a L.A. Matt era già sull'aereo che tornava a Chicago...

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Fino a questo punto, avevo incolpato il co-produttore, il batterista, la mia città, ovviamente James e D'arcy, e persino Jimmy del fatto che mi avevano messo in questa pessima situazione...stavo perdendo la capacità di andare avanti nelle difficoltà senza pagarne le conseguenze...mi rifiutavo di prendere atto di quello che mi stavo facendo io, che mi stavano facendo la band e tutti gli altri...lo studio divenne una fortezza in cui io mi rifugiavo per dodici ore e mi chiudevo fuori dal mondo...tutto questo stress e un crescente conflitto sul dove stessimo andando a finire, iniziarono a influire molto negativamente sulla relazione con la mia ragazza...finivamo sempre per litigare, di solito quando tornavo a casa la sera...ero in trappola, ma mi rifiutavo di arrendermi...proprio la stesura di questo album (e lo scrivere queste canzoni tristi) è stata una delle mie esperienze più dolorose della mia vita...in un'altra parte di me (e dell'album) c'erano tutti i "loro/a loro" che si rivelarono essere chiunque non mi capisse o non fosse d'accordo con quello che stavo provando a fare...ciò di cui avevo davvero bisogno, non per l'album, ma per me stesso...disegnai un cerchio attorno a me, e spinsi tutti al di fuori di esso...

Così ci trovammo come al punto di partenza, nel 1988, in cui eravamo noi tre e una drum-machine...prima che Jimmy fosse entrato nel gruppo, avevamo già suonato 12-15 shows con solo tre membri (con la drum-machine che programmavo perché suonasse come un vero batterista)...dunque provai a incoraggiare gli altri dicendo "grande, torniamo a lavorare come facevamo ai vecchi tempi"...non sembrava così innaturale, mentre ci facevamo prendere dai nostri vecchi ruoli...pensai che quello era davvero un ritorno agli albori, non solo a livello di musica, ma anche di emozioni...a James e D'arcy sembrava piacere l'idea, e non si parlò più del ritorno di Jimmy per il resto delle sessioni...

La prima canzone su cui iniziamo a lavorare (post-Matt) è un pezzo che ho appena scritto, la prima cosa fatta al mattino...quando finiamo di registrare la canzone non ha che tre ore di vita...vado in studio, e programmo un ritmo davvero semplice con la drum machine (la stessa fortunata beatbox che avevamo usato per 1979)...siamo noi tre che suoniamo dal vivo nella stanza mentre canto le glaciali, spettrali linee vocali in un microfono che è generalmente usato per registrare le chitarre...la canzone si chiama "Shame", e ripeto questa parola in continuazione, balbettando (à la "Changes" di Bowie o "My Generation" degli Who)...suoniamo la canzone solo un paio di volte per impararla meglio (neanche tutta intera), dopodiché grido "registriamo", aspettiamo il segnale (un pollice in su di Howard e stiamo registrando), e premo start sulla drum machine...*ba-ba-boom, ba-ba-boom*...è il basso di D'arcy a iniziare, e subito risulta scordato...aspetto, e alla fine la mia chitarra interviene lentamente, caricata di delays, mentre James usa qualche trucco per fare in modo che la sua chitarra suoni continuamente in modo sostenuto (come un violino)...sto suonando una Jaguar col manico in acero, e il suono è sottile e dolorante...canto per la mia vita, il mio essere è cosi toccato nel profondo che ho la pelle d'oca sul tutto il corpo...paura ed estasi si mescolano, e mi travolgono...la band di tre persone si sente unita, fusa, cavalca lentamente la visione...questo suono si può ottenere soltando quando si suona insieme per talmente tanti anni che si impara a rendere una sorta di sensazione "nel tempo, fuori dal tempo"...se si dovesse isolare ogni strumento si direbbe senz'altro che proprio nessuno sta suonando particolarmente bene...ma in qualche modo tutti insieme, creiamo un dinamico e alchemico suono di trasformazione, e non ci pensiamo troppo, visto che questa specie di magia si è verificata già molte volte...il testo è solo uno schizzo, scarabocchiato su un pezzo di carta, e non sono neanche sicuro di quello che sto cantando mentre gli dò voce, ma prendo ogni parola come una preghiera...è come guardare un film che hai creato, ma non sai come finirà...la musica, la canzone sembra durare per sempre, e all'improvviso speri di non fare un errore che romperà l'incantesimo...e poi, scompare, è finita...c'è un silenzio imbarazzante tra noi perché lo spirito lascia la stanza...e tutti inconsciamente ritornano al ruolo che si suppone debbano assumere in questa storia...ma in quel momento ormai andato, siamo una cosa sola...


   
Traduzione a cura di adelaide - Correzione, adattamento e revisione a cura di BillyCorgan.it.    
Confession #03 Indice
Confessions
Confession #05
   

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